Valutando la divaricazione programmatica tra le sinistre moderate e quelle alternative rispetto allo scenario politico economico odierno si può sommariamente rilevare che il PD ha ormai perduto ogni ambizione trasformatrice e dall’avvento della terza via blairiana questa parte di sinistra ha scelto l’opzione governista e liberista per tanti anche utilmente vantaggiosa per sé.
La crisi economica perdura, gli scenari geopolitici mettono quotidianamente in tensione collocazioni e alleanze internazionali, la crisi strutturale dei partiti socialdemocratici è strutturale. Per non essere travolto in vista del possibile sfondamento di una destra becera il PD riflette sulle modalità di una eventuale sua blanda trasformazione più attenta al sociale per guadagnare al voto quella miscellanea un po’ colta e un po’ disillusa che transuma tra associazionismo, volontariato, grillismo e non voto vissuti spesso come gioco di eventi.
Accanto a questa “strategia” giocano una partita all’ultimo voto i cespugli (alleati) del PD animati e da calcolo elettorale nella complicata ripartizione determinata dai sistemi elettorali maggioritari o proporzionali ad alto coefficiente di sbarramento: Questi vivono anche l’incanto di poter spostare a sinistra una coalizione a cui il partito incommensurabilmente più grande è assolutamente disinteressato non avendone più né pensiero né energia vitale.
Lo scontro all’ultimo zero virgola nella sinistra di alternativa rinchiusa nei recinti angusti di formazioni autoriprodotte è rappresentato da speranze perennemente protese a non perdere il proprio orizzonte non solido ormai nemmeno nelle ristrette mura domestiche.
Assieme a queste sopravvivono plaghe di sinceri ed alacri attivisti più alla ricerca di rassicuranti appigli per la propria cura morale ed esistenziale che convintamente certi di una qualsivoglia valenza politica delle loro generose azioni. Attorno sia gli sbalorditi da un vuoto che sembra incolmabile sia gli specialisti della trave negli occhi degli altri e non vedenti il tetto sfondato della casa che non c’è più: i guerriglieri della tastiera. Siamo alla somma delle inazioni organizzative e progettuali.
Tra questi due campi (una sinistra che non è mai stata ed altre che non potranno più essere) sono da valutare negativamente più le seconde pervicacemente intenzionate a non abbandonare il parchetto sotto casa ancora descritto come la Jungla dove l’ultimo giapponese resiste ad una guerra già persa che non sa. O meglio, la guerra è ancora in corso e più feroce, ma agisce con altri strumenti. Bisogna da subito superare di slancio i residuati bellici, favorire una nuova soggettività politica alternativa al neoliberismo nazionale e transnazionale che risponda alle grida di chi ha perso sicurezze, lavoro, diritti, futuro e contribuisca ad arricchire la sinistra europea.
Una soggettività politica che disegni una società oltre il capitalismo, che non balbetti sugli scenari di guerra e proponga soluzioni pacificanti non asservite alle logiche del profitto e dell’approvvigionamento energetico di rapina. Un nuovo soggetto politico che contribuisca ad organizzare piattaforme politiche e giuridiche che abbiano il fine della rigenerazione del pianeta aprendo interlocuzioni transnazionali con i soggetti interessati. Ricomporre le fratture sociali, economiche, di genere e generazionali, ridurre debito e disuguaglianze proponendo una consistente patrimoniale straordinaria per un ambiente ed una vita dignitosa in termini di reddito tempo di lavoro e salute; queste alcune linee guida.
Un soggetto al quale si aderisce individualmente, non elettoralistico ma anche elettorale quando se ne valuteranno positivamente le condizioni, basato sulla democrazia partecipativa ed il metodo del consenso e che si dà un orizzonte temporale medio per la verifica del suo insediamento e della sua efficacia.
In questi anni di sostanziale eclissi l’agenda è sempre stata costruita da soggetti insufficienti ed in competizione tra loro in prossimità di scadenze elettorali senza un progetto politico comune se non la composizione di liste, bisogna costruire l’agenda oltre le scadenze elettorali ma non prescindendo da queste provando ad anticipare i processi chiamandoci tutti a raccolta senza aspettare di essere invitati. In questi anni tante energie si sono allontanate perché immolate sull’altare di esigenze e tempistiche di partito o di gruppo, rovesciare questa impostazione significa che non c’è nessuno da attendere ma il tempo da recuperare.
Organizzare il soggetto della sinistra italiana autonomo e democratico su queste basi è il compito da darsi e sul quale camminare costruendo appuntamenti di riflessione politica e di organizzazione anche economica, pensando in prospettiva a piattaforme digitali di scambio (consumo e riuso circolare) tra gli aderenti.
Tutto ciò è la proposta politica flessibile che va avanzata tramite appuntamenti di cui ci si assume la responsabilità di proposta se pur flessibile e che debbono produrre gli stimoli e l’embrione di un processo generativo di un altro racconto.
Ce n’è abbastanza per augurarci Buon Anno.
Sergio Clementi Zampini