CHE COSA BISOGNA FARE – di Edoardo Mentrasti -contributo alla Assemblea del 18 marzo

CHE COSA BISOGNA FARE – di Edoardo Mentrasti

Che fare dopo una tornata elettorale che ha prodotto, in particolare, da un lato, lo sfondamento dei Cinque Stelle attestando senza ombra di dubbio (al meno per tutta una fase) che la protesta e la speranza di cambiamento si sono li depositate, e che ha ristretto, dall’altro lato, in misura drammatica fino all’irrilevanza gli spazi elettorali della sinistra e la sostanziale desertificazione delle sue attuali forme politiche?
Tutto sembra pessimisticamente compiuto e chiuso: e certo nell’immediato, in particolare sul piano più propriamente elettorale, così e’.
In larga misura i margini sono estremamente risicati e lo saranno prevedibilmente nel prossimo futuro.
Quindi: scoraggiamento? depressione ?; per quanto mi riguarda no, perché a un esito del genere conduceva il pessimismo dell’intelligenza, l’analisi spassionata degli ultimi anni.
L’avevo messo in conto.
Mi aspettavo una grande risultato dei Cinque Stelle e la crisi del PD (magari in una misura inferiore).
Mi aspettavo il flop di Liberi e Uguali, che ho contrastato.

Non sono sorpreso ne’ sconvolto del piccolo risultato di PaP perché se, da un lato, ne condividevo la necessità in termini di resistenza e ne avvertivo, per certi versi, anche il tenue ma incoraggiante segnale di novità – potenzialità qualitativa (che mi ha spinto a votarlo e a dargli una mano), era abbastanza chiaro che le sue possibilità quantitative erano oggettivamente ristrette, quasi inesistenti, soprattutto per i limiti e i ritardi, non tanto riconducibili all’iniziativa del ex OPG, ma derivanti da situazioni ed errori che venivano da lontano, da cause di fondo e da profonde inadeguatezze dei gruppi dirigenti (soprattutto, ma non solo, di Sinistra Italiana).
Ecco la questione : limiti e ritardi la cui individuazione e rimozione era ed e’ cruciale soprattutto per l’avvenire.
Dovevamo e dobbiamo sapere che il breve, la raccolta elettorale, l’occhio alle percentuali non è per noi, che il nostro e’ essenzialmente un lavoro di reinsediamento di lungo periodo e di “ricostruzione del popolo”, e che però, nella misura in cui inizieremo a costruire quanto prima e nel modo più intelligente possibile il soggetto sociale e politico necessario (e sempre con la consapevolezza di dover scontare le eredità lunghe della fase di inerzia e di cappelle che abbiamo alle spalle) questo può produrre lentamente quegli spostamenti molecolari, quei piccoli ma durevoli passi avanti che potranno condurre (ad un certo punto del nostro cammino, in relazione alle nostre capacità, alle contraddizioni degli avversari e al mutamento delle condizioni di contesto ) a modifiche e a flussi più consistenti di forze, anche sul piano elettorale.

Il lavoro di insediamento e la possibilità di sviluppi non eclatanti ma incoraggiati, anche a breve, possono fondarsi e prodursi però sulla base di precise analisi e precisi presupposti.
Per chiarire meglio quello che penso avanzo i seguenti Punti:

PRIMO PUNTO
La crisi italiana resta aperta. L’instabilità politica e’ la cifra del momento.
Le diverse sezioni delle classi dominanti, le diverse spalle al fucile del neoliberismo e del neocapitalismo ( centrodestra e centrosinistra) e/o le nuove espressioni politiche centrali (di tipo centrista) in formazione ( i Cinque Stelle) non sono ancora riuscite a stabilizzare il Paese e sono divise tra loro.
La perdurante crisi strutturale e la sua possibile acutizzazione speculativa, in conseguenza anche dell’intreccio della crisi politica da un lato, e la insostenibilità sociale presso larghe masse dall’altro, restano confermate e costituiscono il terreno, indubbiamente difficilissimo e drammatico, ma al contempo, paradossalmente e dialetticamente, aperto e contendibile, per l’iniziativa di una forza alternativa che abbia chiaro quel che bisogna organizzare e fare.
Dentro un lavoro a lunga gittata e quali che siano i diversi scenari politici occorre che la forza dell’alternativa sia tempestivamente in campo e costituita e sia relativamente pronta ed attrezzata anche a scontri ed evoluzioni a breve.

SECONDO PUNTO
A questo fine occorre por mano immediatamente: 1) ad un lavoro di opposizione sociale per fare emergere le contraddizioni altrui (esempi: Fornero, reddito di cittadinanza, questione Europa, ecc) e 2) alla costruzione dell’organizzazione, del corpo politico minimamente adeguato ad accompagnare e/o creare lo sviluppo dell’opposizione sociale. Queste due cose vanno messe in campo subito. Serve un processo costituente sociale e politico.
Subito, in primo luogo, perché c’è da aderire e da corrispondere al possibile sviluppo delle contraddizioni e delle domande del Paese.
Subito, in secondo luogo, perché è lampante lo stato penoso, la paralisi, l’avvitamento dei gruppi, delle forme politiche, e del dibattito di questi giorni a sinistra.
Chi possiede l’analisi più vera, chi ha le idee più chiare, chi ha la coscienza piena dell’urgenza e della durezza dei compiti necessari sul piano sociale e politico, può, in tale situazione, afferrare soggettivamente il “famoso bandolo” e determinare egemonicamente il campo e l’indirizzo della rifondazione necessaria, divenire il soggetto centripeto che “risolve”ed azzera giochi, attese, astruserie e tavoli, ecc.
In altri termini chi arriva prima sulla palla mette in fila, e assorbe tutti gli altri, seleziona le energie reali dai politicismi.

TERZO PUNTO
La costruzione del corpo politico e’ questione decisiva.
Perché esso possa essere co-motore e via via beneficiario della più ampia opposizione sociale e possa divenire passo dopo passo riferimento della lotta e della speranza popolare, serve, oltre alla fondamentale proiezione esterna e alla costruzione di un grande potente immaginario, la messa in campo – ad essi coerente – di una iniziativa politico-organizzativa che appaia e si connoti come una drastica soluzione di continuità, come un grande “cominciamento”, come una operazione di discontinuità e ripartenza, che comunica novità, freschezza, futuro.
Una iniziativa e una proposta costituente che faccia appello ai cittadini, ai singoli e in particolar modo a coloro – i tantissimi – che non si sentono rappresentati da nessuno, i senza appartenenza, i senza tessera, quelli che non hanno proprio alcun santo in paradiso che cercano, sbandano e non trovano rappresentanza e sbocco (o la trovano solo in determinati momenti e altrove).
Una proposta costituente che essi possano riconoscere appieno, farla propria e a cui possano partecipare da protagonisti, allargando anche per questa via le basi di massa e aumentando la capacità di astrazione complessiva del soggetto.
Si tratta di un corpo, di un soggetto politico autonomo, dotato di sovranità sul programma, sulla rappresentanza, sull’organizzazione, sulle risorse (perché se no a che cosa vengo chiamato, a che cosa aderisco se non decido ?) basato sulle adesioni individuali ( avvio del tesseramento) dentro un fare collettivo centrato sulla spina dorsale delle assemblee territoriali e dotato infine di un organismo nazionale di direzione determinato ex novo e democraticamente.
C’è bisogno di allargare, mescolare, rigenerare, ossigenare e unificare su basi nuove il campo dell’alternativa.
Un mero spazio unitario per campagne comuni, un movimento in-determinato e in-definito e/o un’assemblaggio federativo che poggi di fatto sulla adesione, sull’organizzazione e sulla mediazione delle strutture preesistenti (che non metta in parità i suoi partecipanti e non costruisca corpo nuovo) sono assolutamente al di sotto della bisogna.
Nessuno chiede lo scioglimento delle forme partitiche, di movimento o di associazione esistenti che possono continuare ad esistere, ma e’ necessario che esse siano generose, che ci sia lo spostamento e l’investimento netto, percepibile sul nuovo organismo con una sua specifica identità e vita organizzata in grado di sprigionare per davvero tutte le energie possibili, e ciò è possibile sulla base dell’appello e dell’adesione individuale.
Tale orientamento – a mio avviso – deve da subito informare l’assemblea del 18 marzo e subito, nelle successive settimane (magari dopo un nuovo appuntamento nazionale) deve partire davvero il processo costituente del soggetto, il quale, dopo la prima costruzione-esperimentazione, dopo l’estate può sboccare nella costituzione vera e propria.

QUARTO PUNTO
A partire ovviamente dal programma elettorale le assemblee territoriali in formazione e l’assemblea costitutiva finale avranno la possibilità di lavorare molto di più al profilo complessivo del soggetto, il cui orizzonte, la cui radicalita’, il cui programma massimo vanno meglio e più dialetticamente coniugati con l’immediatezza dei bisogni e della coscienza in sviluppo delle masse, con la loro fame di risultati materiali e perciò con l’inevitabile gradualità dei processi di trasformazione, con quello che si può definire il programma minimo (più corrispondente ad una lettura meglio stratificata ed articolata della realtà della struttura economica e sociale del Paese e dell’attuale fase capitalistica). Ovvero sia – in altri termini – parlo dell’esigenza di costruire un profilo e un’attitudine in grado di elaborare ed avanzare progetti dimostrabili e fattibili, per esempio di miglioramento e di cambiamento economico-sociale (sia nella costruzione della rete di mutuo soccorso, sia nelle rivendicazioni da avanzare al padrone ed alle istituzioni) tali da rendere il soggetto il più possibile concreto, incisivo, persuasivo, credibile.
Ci sono limiti nella postura di Potere al Popolo che vanno superati.

QUINTO PUNTO
Questa e’ la fisionomia e la proposta politica che Potere al Popolo dovrebbe avanzare all’intero Paese e che potrebbe rivolgere a sinistra e nel campo delle sparse forze critiche all’insieme che avvertono, sul piano delle analisi di fondo la insostenibilità della situazione e l’urgenza di una alternativa che passi per la costruzione di una soggettività nuova, dotata della indispensabile massa critica e consapevole del lavoro e dello sforzo da produrre.
Nell’immediatezza delle prossime settimane andrebbero interloquite, “stanate” e coinvolte singole persone e soggettività (Altra Europa, altre forze di movimento come i centri sociali, esperienze locali, ecc) perché si sviluppi un confronto stringente sulle motivazioni e sulla natura della proposta, concludendosi il tutto con un’assemblea grosso modo alla fine di aprile. Vedremo se ci saranno disponibilità immediate.
Potere al Popolo in ogni caso – a mio avviso – si impegnerà in tale direzione e porterà avanti tale progetto.
Se lavoreremo secondo questo schema altri più avanti – sono sicuro- verranno.

EDOARDO MENTRASTI